gli anni amari (2019)

Gli anni amari  si ispira alla vita di Mario Mieli: una vita radicale, filosofica e bizzarra, caratterizzata dal rifiuto di ogni normalizzazione e dall’impegno politico e intellettuale di dare voce a una minoranza. Mieli è stato il primo ispiratore del movimento di liberazione LGBT in Italia. Ne raccontiamo la sua esistenza breve e fulminante, ricca di provocazioni estrose e di libero pensiero, partendo da quel tema in classe al Liceo Parini, quando a sedici anni dichiarò la sua omosessualità, e arrivando al suicidio avvenuto in un giorno di marzo dell’1983: infilò la testa nel forno della sua casa milanese, un  epilogo che, a pensarci oggi, sembra malinconicamente riguardare un’intera epoca. Ne raccontiamo gli amori, le amicizie che vanno da Fernanda Pivano al poeta Milo De Angelis, da Corrado Levi al pittore Piero Fassoni, il difficile rapporto con la famiglia  i passaggi della sua rivoluzione “mancata” in anni di forte fermento politico, pieni di contrasti accesi, all’interno di una società (quella degli ‘anni 70 in Italia) di cui Mieli criticò moralismi, ipocrisie e pregiudizi, e dove lottò per affermare i diritti delle categorie deboli, donne comprese.

Mario Mieli non combatté solo per la liberazione dell’omoerotismo, ma si spinse a 360 gradi verso un’emancipazione dell’Eros attraverso un gioco di distruzioni di ruoli, e avversando il dominio del Capitale che piegava l’eros al lavoro alienato. Nel nostro racconto di questa eccentrica libertà, di questa “epoca felice”, primeggia il movimento di liberazione omosessuale di cui Mieli fu promotore, e che nacque da una presa di coscienza e di volontà di cambiamento sociale, inclusi l’utopia, il sogno, un modo ideale, visionario e creativo di mettere il personale e il politico sullo stesso piano.

E’ in questo clima che lui entrò a gamba tesa, facendosi leader e cantore di una gioventù oppressa, attraverso i “colori” del travestitismo, l’uso di droghe, le marchette a Parco Sempione in una Milano nebbiosa tra le retate della polizia, protestando nel ’72 a Sanremo al convegno di psichiatria contro gli elettroshock di un’omosessualità vista come una malattia da curare, scrivendo poesie, leggendo Marx e Freud, fondando la rivista “Fuori!”, manifestando a Londra insieme al Gay Liberation Front, subendo diversi ricoveri in clinica psichiatrica, discutendo con gli operai dell’Alfa Romeo, creando happening e performance teatrali, sperimentando nuove forme artistiche, evitando ogni compromesso, formando collettivi, rifiutando il maschilismo del proletariato, e improntando un’idea di mondo lontana dai ghetti delle categorie di genere.

Nella sua tesi universitaria pubblicata da Einaudi col titolo “Elementi di critica omosessuale”, Mieli si fa primo ideologo trans gender, fonde marxismo e psicanalisi, esalta l’amore da tutti i punti di vista, si oppone alla monosessualità e all’educastrazione, e sviluppa il concetto di eros polimorfo. Il libro divenne una vera e propria Bibbia per i giovani gay dell’epoca, e fu tradotto anche all’estero.

Nella seconda parte della sua vita, lo vediamo invece alle prese con la sua ricerca alchemica, che rimandava alle sue origini egizie, ai suoi viaggi in Oriente strafatto, all’ultimo amore Umberto, al suo interesse per la coprofagia, l’esoterismo, la massoneria. Deluso dalla politica, dal movimento da cui si sentiva ormai emarginato, flirtando come sempre con gli acidi lisergici, Mieli cercò nella letteratura l’ultimo risarcimento: scrisse il suo romanzo autobiografico “Il Risveglio dei faraoni”.

Esaurita quindi la fase politica, sempre più “interiorizzato”, mentre i primi casi di Aids fanno capolino dall’America, Mieli, questa “poetica creatura” come lo definì De Angelis, stanco di essere giudicato per i suoi eccessi, logorato dal rapporto col padre, e dopo essere stato lasciato da Umberto, firma la sceneggiatura de “Una favola spinta” (il film verrà girato postumo), ultimo suo lavoro.

Il dolore esistenziale prende il sopravvento sulla sua lucidità, e un amaro senso di sconfitta pervade anche il “miele” del suo cognome. Si toglie la vita, e con lui, outsider magico e estremo, sembra spegnersi quell’epoca di “fantasia al potere” mancata per un soffio, oltre a una giovane, geniale,  esistenza le cui tappe furono bruciate troppo in fretta.

 

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