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“La solitudine è questa” alla Festa del cinema di Roma

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Il nuovo docufilm realizzato da Andrea Adriatico sull’opera di Pier Vittorio Tondelli “La solitudine è questa” è stato selezionato alla Festa del Cinema di Roma, dove sarà presentato in prima assoluta lunedì 23 ottobre presso il Maxxi.

Il film, scritto con Grazia Verasani e Stefano Casi, vede la partecipazione di Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, e di sette scrittori che raccontano il “loro” Tondelli: Jonathan Bazzi, Angela Bubba, Viola Di Grado, Paolo Di Paolo, Claudia Durastanti, Alessio Forgione, Alcide Pierantozzi. Produzione Cinemare con Pavarotti International 23 srl; con il sostegno del Ministero della Cultura e di Emilia-Romagna Film Commission.

Le proiezioni del film proseguiranno poi in altri appuntamenti autunnali:
Bologna, Visioni Italiane, 18 novembre 2023
Modena, Via Emilia Doc Fest, 19 novembre 2023
Piacenza, Festival della Nebbia, 19 novembre 2023
Porretta Terme, Festival Del Cinema di Porretta Terme, 5 dicembre 2023

Al via le riprese per il doc su Tondelli

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Giovedì 16 dicembre 2021 iniziano a Bologna le riprese del documentario La solitudine è questa, diretto da Andrea Adriatico, e dedicato alla vita dello scrittore Pier Vittorio Tondelli, nel trentennale della sua morte, avvenuta il 16 dicembre 1991, a soli 36 anni. Il progetto tra documentario e fiction vede la partecipazione di Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, ed è sceneggiato da Grazia Verasani, Stefano Casi e lo stesso Adriatico, che insieme hanno scritto il film Gli anni amari, il biopic dedicato a Mario Mieli uscito nel 2019.

Il progetto, a cui gli autori lavorano da 5 anni, e che nel momento scelto per la lavorazione un anno fa è stato bloccato dalla pandemia, arriva finalmente oggi sul set.  Le riprese proseguiranno in inverno e primavera nei luoghi della biografia di Tondelli, dal paese natale di Correggio (Reggio Emilia) alla città degli studi a fine anni 70 Bologna, da L’Aquila dove il primo libro Altri libertini fu sottoposto a sequestro e processo a Orvieto che è al centro del secondo libro Pao Pao, e ancora Rimini, Milano e Berlino.

La produzione è di Cinemare, in coproduzione con Pavarotti International, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna e il supporto di Emilia-Romagna Film Commission.

Qual è la solitudine dello scrittore? E la solitudine dei nostri anni? Due personaggi contemporanei sono alla ricerca di uno scrittore che non c’è più, scomparso quando non erano ancora nati o erano ancora bambini. Alla ricerca delle tracce disperse nei suoi libri, nei suoi luoghi e nelle parole di chi l’ha conosciuto.

Quello scrittore è Pier Vittorio Tondelli, uno dei più importanti e seminali narratori europei del Novecento e uno dei testimoni più importanti e acuti dei suoi anni. Il docufilm La solitudine è questa (frase dal suo ultimo romanzo Camere separate) è al tempo stesso il racconto di un autore che ha narrato il sogno dei suoi coetanei al di là del bene e del male; che ha dato voce ai sogni dei ragazzi più giovani, sollecitati con il progetto di scrittura Under 25; e che ha trasferito la sua omosessualità nelle pagine di racconti e romanzi, rappresentandola dalle visioni più oltraggiose di Altri libertini agli accenti più intensi e universali di Camere separate, passando per gli acuti sguardi generazionali di libri come Pao Pao e Rimini, di un’opera teatrale come Dinner Party, e delle sue cronache giornalistiche (poi raccolte in Un weekend postmoderno). Il documentario è soprattutto il racconto della sua produzione letteraria di scrittore, ma anche di un’epoca passata (gli anni 70/80) e al tempo stesso delle generazioni di oggi, in cerca di radici e di futuro.

Questo viaggio inizia il giorno del trentesimo anniversario della sua scomparsa. Tondelli è morto di AIDS, un acronimo che all’epoca faceva ancora paura e vergogna (e che lo scrittore scelse di non dire), il 16 dicembre 1991 a Correggio, il paese emiliano dove era nato il 14 settembre 1955, 36 anni prima, e dove è sepolto nel cimitero della frazione di Canolo. Partendo dai suoi romanzi e dalle sue invenzioni linguistiche, così come dalle parole di tanti testimoni, i due personaggi vanno alla scoperta di un autore “del passato”. Confrontando la loro solitudine con quella raccontata e vissuta da Tondelli. Perché al di là del mestiere di scrivere, solitario per eccellenza, risalta la componente introspettiva di un narratore che ha vissuto in prima linea le contraddizioni della sua epoca, trascrivendola sulla propria pelle, al punto da divenire il cantore prediletto di un’intera “lost generation” postmoderna.

Anche per questo il film è un viaggio: un viaggio nei suoi libri e un viaggio nelle sue città: Correggio (città natale), Bologna (città degli studi), L’Aquila (città del “terremoto” esistenziale simboleggiato dal sequestro del suo primo libro Altri libertini), Orvieto (città di riferimento del suo servizio militare), Rimini (città simbolo degli anni 80 da lui descritti), Milano (città dove ha vissuto e lavorato negli ultimi anni), Berlino (città emblematica del suo rapporto con l’Europa).

Per il regista Andrea Adriatico, «Tondelli si è fatto carta assorbente del suo tempo in presa diretta, ha abbracciato la cultura della notte e l’interdisciplinarietà tra le varie forme artistiche, cinema, musica, teatro, moda, fumetto etc, tutti elementi che hanno caratterizzato il suo linguaggio ma che hanno anche fortemente condizionato quello dei narratori nati dopo di lui.»

«Una solitudine che è anche quella del viaggiatore: Tondelli era un viaggiatore instancabile, amava celebrare la provincia e mitizzare l’Europa e l’America come terre di libertà e piacere. Viaggiare però non era solo conoscere altre città, altre lingue, andare a Berlino o Tunisi sulle orme di autori e artisti amati; spesso bastava una discoteca di Rimini o Riccione per osservare la gente. E così lo immaginiamo: capace di isolarsi nel rumore più assordante, prendendo mentalmente i suoi appunti e intrecciando ineludibilmente vita e scrittura.»

In anteprima il primo doc su Mario Mieli

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Intellettuale, scrittore, performer, attivista del nascente movimento omosessuale, ma anche una personalità complessa e controversa: è Mario Mieli, protagonista della controcultura degli anni 70 e suicida a 31 anni non ancora compiuti, che dieci amici e testimoni raccontano nel primo documentario sulla sua vita, “La Faraona”, insieme a numerosi materiali audiovisivi, in gran parte inediti. Il documentario sarà presentato in anteprima a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it) domenica 19 dicembre 2021 alle ore 11.30. Un appuntamento che prosegue con il brunch insieme agli spettatori.

Il film, prodotto da Cinemare, e realizzato da Collettiva+, raccoglie le interviste a Maria Bosio, Franco Buffoni, Mauro Caruso, Ivan Cattaneo, Milo De Angelis, Franco Di Matteo, Laura Noulian, Umberto Pasti, Angelo Pezzana e Anna Zaccagnini; e conclude idealmente il lavoro della casa di produzione di Bologna iniziato con la realizzazione del biopic su Mieli “Gli anni amari”.

L’evento è presentato a Bologna nell’ambito della stagione “Fuori, casa” di Teatri di Vita, realizzata in convenzione con il Comune di Bologna e con il contributo della Regione Emilia Romagna.

 

Si inizia a girare “Gli anni amari”

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Iniziano il 20 agosto le riprese del nuovo film prodotto da L’Altra/Cinemare con Rai Cinema e Pavarotti International: “Gli anni amari”, e diretto da Andrea Adriatico. Per seguire l’avventura delle riprese abbiamo aperto il blog de Gli anni amari. Seguiteci!

Audizioni per attori

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Partirà a breve il casting per il nuovo film di Andrea Adriatico. Si cercano attori di sesso maschile, età compresa tra 20 e 30 anni e tra 55 e 65 anni.
E’ possibile inviare il curriculum a adriatico@cinemare.it

“+ o – il sesso confuso” a Ripagrande12 – Ferrara

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Giovedì 30 novembre 2017 ━ ore 20:30
Ripagrande12 – Osservatorio Contro Le Discriminazioni, Via Ripagrande, 12 ━ Ferrara

ore 20:30
+ o – il sesso confuso. racconti di mondi nell’era AIDS di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli (ITA, 2010)
Proiezione del film documentario.

Torri, checche e tortellini al Sardinia Queer Short Film Festival

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Sabato 4 novembre 2017 ━ ore 18:00
CineTeatro Nanni Loy, Via Trentino, 2 ━ Cagliari
Sardinia Queer Short Film Festival

ore 18:00
Torri, checche e tortellini di Andrea Adriatico (ITA, 2015)
Proiezione del documentario.

presentato dalla fondatrice e presidente onoraria del MIT (Movimento Identità Transessuale) Porpora Marcasciano.

Torri, checche e tortellini al TAG Festival

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Domenica 26 febbraio 2017
RIPAGRANDE 12, Via Ripagrande 12 ━ Ferrara
TAG – Festival di Cultura LGBT

ore 16:30
Torri, checche e tortellini di Andrea Adriatico (ITA, 2015)
Proiezione del documentario

a seguire
dibattito con Vincenzo Branà, Stefano Casi, Beppe Ramina, Diego Scudiero; a moderare, Flavio Romani presidente nazionale Arcigay

Torri, checche e tortellini in dvd!

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Non farti sfuggire il dvd Torri, checche e tortellini, in uscita il 16 dicembre!
La nascita del Cassero, una pietra miliare del movimento LGBT in un docufilm di Andrea Adriatico dove si racconta l’incredibile storia di una città e un modo diverso di fare politica.

Pre-acquista subito la tua copia!

Il nuovo film di Andrea Adriatico “Torri, checche e tortellini” al Torino Gay&Lesbian Film Festival

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TORRI, CHECCHE E TORTELLINI
IL NUOVO FILM DI ANDREA ADRIATICO AL TGLFF

Il Torino Gay&Lesbian Film Festival presenta il nuovo film documentario di Andrea Adriatico dal titolo Torri, checche e tortellini. Appunti per una storia senza storia dell’omosessualità del 900, dedicato alla nascita negli anni ’80 del primo circolo gay italiano all’interno di un edificio pubblico: il Cassero di Porta Saragozza a Bologna.
Il film è prodotto da Cinemare, con il sostegno della Emilia Romagna Film Commission.

C’è un famoso detto storico a Bologna, un detto che viene raccolto nel motto “la città delle tre T”, torri, tette e tortellini.
Ma nel 1982, per un momento lungo più di trent’anni, la buona politica, quella chiamata a scegliere per l’evoluzione sociale, quella chiamata a sostenere equità e diritto, sovrappose alla seconda T di quel motto gaudente, una C: quella delle checche.
Così a Bologna le tette restarono sempre di grande appeal, ma anche le checche finalmente lì trovarono una casa… e che casa: una Torre, quella di una porta bastione di ingresso alla città, dedicata a Saragozza, la città spagnola con cui Bologna condivise gli albori della sapienza universitaria. Una Torre molto speciale, dedicata alla Madonna di San Luca, protettrice del capoluogo emiliano.
Il film di Andrea Adriatico TORRI, CHECCHE E TORTELLINI ripercorre la storia dell’insediamento del movimento omosessuale nel primo circolo pubblico che l’Italia osò concedere in anni difficilissimi ad una comunità che cominciava una marcia di visibilità mai più arrestata.
E lo fa così lo spirito della ricostruzione di un racconto che è al contempo testimonianza sociale e riflessione politica, intervistando i protagonisti di quel momento, politici come Walter Vitali o Sandra Soster, all’epoca assessori alla Cultura e ai Giovani della città, accanto ai primi presidenti del circolo 28 giugno che ebbe in gestione la struttura, Marco Barbieri, Beppe Ramina, Diego Scudiero, giornalisti come Domenico Del Prete, intellettuali come Stefano Casi, che fondò il primo Centro di Documentazione Omosessuale in Italia proprio al Cassero e i tanti attivisti che attraverso una sovversiva attività culturale, guidata da un portentoso direttore artistico a tutti noto come la Cesarina, al secolo Stefano Casagrande, diedero vita ad una stagione senza precedenti che fece diventare per l’appunto la città delle tre T anche una meta ambitissima dagli omosessuali di ogni parte d’Italia. Proprio con le attività culturali vennero fuori talenti come Alessandro Fullin, oggi mattatore televisivo e scrittore molto conosciuto e apprezzato o Valerie Taccarelli, la trans che ispirò il celebre brano “Alexander Platz” di Franco Battiato e Alfredo Cohen, anche loro protagonisti del film.
Su tutto il desiderio di mettere a fuoco testimonianze straordinarie, come una lettera su Bologna di Mario Mieli, grande ideologo del primo movimento omosessuale italiano morto suicida nell’85, le cui parole tornano interpretate da Eva Robin’s, o la toccante attualizzazione a cui si è prestato uno scrittore come Marcello Fois nel rileggere un fondo pubblicato da Roberto Roversi su “l’Unità” in quel fatidico 1982.

Il film è prodotto da Cinemare produzioni in collaborazione con l’Emilia Romagna Film Commission e con l’utilizzo del credito d’imposta.
Il brano portante della colonna sonora, come forse naturalmente e necessariamente doveva essere, è la canzone “Bologna” di Francesco Guccini (con gentile concessione dell’autore) scritta proprio in apertura degli anni ’80 e diventata testimonianza in musica di una propensione alla buona politica gaudente di una città segnata dallo stragismo e da un durissimo 1977.

Andrea Adriatico è al suo secondo documentario, dopo +o- il sesso confuso. racconti di mondi nell’era aids (firmato nel 2010 con Giulio Maria Corbelli). Fondatore di Teatri di Vita e regista di spettacoli da testi, tra gli altri, di Pasolini, Koltès, Copi, Jelinek, Andrea Adriatico ha realizzato diversi cortometraggi (presentati tra l’altro alla Mostra del Cinema di Venezia) e due lungometraggi: Il vento, di sera (2004), presentato al Festival del Cinema di Berlino e premiato al Roseto Opera Prima Film Festival, e All’amore assente (2007), presentato al London International Film Festival e premiato al Festival del Cinema Italiano di Annecy.

La prima proiezione pubblica è prevista il 3 maggio 2015 al Torino Gay&Lesbian Film Festival, la più importante manifestazione italiana dedicata alla cinematografica LGBT, naturale palcoscenico per presentare appunti di memoria di uno dei momenti cardine nella storia del movimento gay italiano.

(Comunicato stampa del 15 aprile 2015)